
SAN BENEDETTO – Continua la kermesse di “Incontri con l’autore, giunto alla sua XXXVIema edizione nei luoghi più evocativi e pittoreschi della nostra bella San Benedetto del Tronto. Sabato 15 luglio è toccato ad Italo Moscati con la sua ultima fatica The young Sorrentino. Il ragazzo vissuto su una panchina (Castelvecchi). Moscati non ha bisogno di presentazioni ma qualche nota sulla sua – per tanti versi straordinaria – esperienza intellettuale varrà per spiegare i motivi soggiacenti a questo libro, così particolare ed intrigante, tanto piccolo quanto sostanzioso.
Milanese di nascita, Moscati è un punto di riferimento irrinunciabile della cultura italiana, soprattutto cinematografica. Una figura trasversale che si è occupata di cinema come regista – ha collaborato con importanti autori del calibro di Liliana Cavani (Il portiere di notte), Bertolucci, i fratelli Taviani, Bellocchio, Montaldo, Petri – e come apprezzato sceneggiatore. Anche di televisione, per la quale ha curato, e firmato, innumerevoli programmi di approfondimento, ottenendo riscontri non solo in Italia ma anche all’estero.
Di documentari – che continua ancora a girare e produrre sulla controversa storia italiana del Dopoguerra e sulla nostra “Grande Bellezza” tradita (buon ultimo un film in corso di lavorazione e di prossima uscita che narra di un viaggio nel “Bel Paese”, di oltre duemila chilometri, alla scoperta del paesaggio insuperabile della nazione). Di scrittore – forse e prima di tutto – con una capacità di attrattiva poetica che rende il suo stile sorprendentemente aggiornato, figurativo e, al tempo stesso, incisivo. La lingua di Italo sa scalfire ed accarezza con la brezza di una metafora, di un’allusione, di un’immagine tratta dagli archivi della sua sfolgorante memoria.
Ecco allora affiorare il vulnus, e l’urgenza, di un libro su Paolo Sorrentino, il regista napoletano, controverso, dibattuto, amato e criticato, che tutti quanti conosciamo almeno per la Grande Bellezza, a cui è andato nel 2013 l’Oscar per la migliore regia, laureato nell’Olimpo internazionale senza titoli, scuole o accademie alle spalle (solo quelle, forse determinanti, della vita: una vita dura, faticosa, segnata da un tremendo lutto famigliare!), introverso ed acuto.
Sorrentino, sicuramente, senza schemi ed inquadramenti troppo astrattamente teorici, senza dovere rispondere a logiche commerciali o politiche, che ingombrano la macchina del nostro cinema – dice ancora Italo Moscati – vuole recuperare tutto il passato della gloriosa tradizione filmica italica – almeno fino agli anni Settanta con il cinema di impegno sociale – riversandola, rielaborandola e ripronunciandola con le parole, scomposte, della contemporaneità.
Anzi, Sorrentino guarda anche alle grandi costruzioni laiche di visionari come Ingmar Bergman che seppero parlare di tematiche, anche religiose (Il settimo sigillo, senza necessariamente scandalizzare, ma ponendo degli accenti nuovi, attrezzando punti di vista spiazzanti, decentrati rispetto all’abitudine, per restituire la complessità, lo spessore dei problemi. Nel 2001 con L’uomo in più era la solitudine del calciatore fallito, disilluso; nel 2004 la storia complessa di un uomo che, da sempre vissuto nei purulenti meandri della riciclaggio di denaro sporco, deve piegarsi ai ricatti della mafia; poi il delicato ma fermo atto di denuncia delle inefficienze politiche con Il divo del 2008 (liberamente ispirato alla vita del senatore Giulio Andreotti, trattato con la stessa aura di ironia e mistero di cui il politico si circondò in vita).
La grande bellezza del 2013, l’impietoso ritratto tracciato della decadente società romana ed italiana della cultura e dell’arte a tutto tondo, riflesso di una più generale crisi; soprattutto The Young Pope (2016), con il Papa giovane, irriverente che – abbandonato dai genitori da piccolo, orfano di affetti – non riesce a riformare od amministrare la Chiesa come le gerarchie ed il popolo fedele avrebbero voluto. Imprigionato nel reticolo della propria complicata sfera psicologia, impossibilitato ad evadere – come invece avviene nell’Habemus Papam di Nanni Moretti (2011) – dalla propria condizione.
E’ il cinema di Sorrentino, pensoso, serissimo, dietro una patina di sottile di straniante malinconia poetica, che vive di dialoghi. Il regista è innanzitutto uno scrittore nato, che cura personalmente, grazie ad un enorme lavoro – quotidiano – sulla scrittura i propri copioni. Qui si salda il legame con Moscati che ha trovato in Sorrentino – conosciuto alla Mostra del Cinema di Venezia, quasi per caso, in una panineria – una nuova speranza per lo stanco cinema italiano, senza più maestri ed insegnamenti, perso in un indistinto presente. Italy in the World.
Moscati ha conversato piacevolmente con il lettore forte, Filippo Massacci, un habitué della manifestazione, con all’attivo decine di presentazioni di scrittori. Peculiare nello stile di Filippo la capacità di entrare in sintonia con la persona che gli si pone davanti mettendone in luce la personalità intellettuale.
Il fittissimo programma degli incontri prosegue in settimana, con, rispettivamente, Roberto Ippolito il 19 luglio (Quartiere Mare, Porto d’Ascoli), Michele Maio il 21 (Circolo Nautico), Cristina Macchiusi il 22 (Circolo Nautico), Don Antonio Mazzi domenica 23 (Palazzina Azzurra). Gli incontri sono ad ingresso gratuito a partire dalle ore 21.15.
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