Monica Ferrando al Forte Malatestiano di Ascoli Piceno
dal 27 giugno al 13 settembre 2015
Inaugurazione della mostra il 27 giugno alle ore 17
L’oro e le ombre
a cura di Clio Pizzingrilli
“Sono nata dentro quella parte dell’Italia del nord nota un tempo come triangolo industriale… mia madre mi parlava di Raffaello, che aveva l’anima divina … mio padre mi comprava i fascicoli deiMaestri del colore… ai tempi delle elementari frequentavo la scuola pomeridiana di pittura, tenuta da un pittore, ‘il Signor Luca’”.
Monica Ferrando ha studiato pittura a Torino, poi a Berlino con il pittore astratto Frank Badur. Ha esordito nel 1992 a Mantova con una mostra intitolata Kore, presentata da Ruggero Savinio. In seguito ha tenuto mostre personali a Gelsenkirchen-Buer, Firenze, Milano, Scicli, Francoforte e ha partecipato a varie mostre collettive, tra le quali la Biennale di Venezia del 2011. Nel 2001 suoi pastelli sono entrati a far parte della collezione del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi. Nello stesso anno ha ricevuto il Premio per la Pittura Tarquinia-Cardarelli. Ha pubblicato studi su Poussin, Bellini, ShiTao, Arikha. Una monografia sulla sua opera è stata pubblicata da Moretti & Vitali nel 2000. È autrice, con Giorgio Agamben, della parte pittorica del libro d’arte La ragazza indicibile. Mito e mistero di Kore, Electa 2010, tradotto in diverse lingue. Dirige la rivista online De pictura. Parallelamente agli studi di pittura, Monica Ferrando ha coltivato gli studi filosofici, a Torino e Berlino.
L’oro e le ombre raccoglie opere quasi tutte recenti, olî, pastelli, inchiostri. “Pensare all’oro in pittura – scrive l’artista – è ritrovarsi all’improvviso tra le ombre”. L’oro, nella pittura di Monica Ferrando, volta alla verità dei colori, configura una sorta di scheletro ontologico delle cose, istituisce una dimensione invisibile del visibile, divenendo, scrive ancora l’artista, “se non un atto religioso, un atto filosofico”. Come per Ruggero Savinio, il mito rappresenta per Monica Ferrando il nucleo fondamentale della pittura – “le favole antiche hanno trovato nella pittura la cittadinanza che sarebbe stata loro negata dalla storia” – è attraverso le favole antiche che la pittura trae le proprie immagini alla fine di un cammino lento e oscuro, come una gestazione. Qui l’oro non è il punto di arrivo dei colori, ma il loro punto di partenza, il loro fondo nascosto.
Il catalogo della mostra, edito dalla casa editrice Quodlibet, contiene testi di Victoria Cirlot, Monica Ferrando, Clio Pizzingrilli.