“Credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo” (Gianni Rodari)
di Antonio De Signoribus
C’era una volta una famiglia molto povera composta da una mamma vedova e da tre figli maschi. Un giorno si presentò, a casa di questa famiglia, un signore che, senza fronzoli, disse subito alla povera vedova queste parole: ”Io, come forse ben saprai, posseggo un bellissimo palazzo abitato, però, da fantasmi. Se qualcuno della tua famiglia uscirà indenne da quel palazzo, dopo averci trascorso una sola notte, ripeto, una sola notte, te lo regalo”.
A certe parole non si poteva resistere. Fu così che il figlio più grande, senza pensarci due volte, prese le coperte e si avviò verso quel palazzo infestato da fantasmi. Dopo aver sistemato le coperte sul letto, si sistemò per la notte; stava per prendere sonno quando, improvvisamente, il letto cominciò a muoversi e a girare su se stesso come una trottola…
Il giovane, preso dalla paura e senza neppure rivestirsi, tornò di corsa a casa. Provò, allora, il secondo figlio che, invece di dormire, accese un bel fuoco nell’ampio camino, si accese una sigaretta, si bevve un bel bicchierotto di un focoso vino e attese che qualcosa di strano accadesse. Non accadendo niente di particolare il giovane pensò: “Visto che qua tutto è calmo e tranquillo vado a dormire”.
Stava per alzarsi dalla poltrona quando, improvvisamente, la poltrona cominciò a muoversi, sempre più velocemente, per tutte le stanze dell’antico palazzo. Preso dalla paura, scappò anche lui a casa e, ancora terrorizzato, raccontò tutto quello che aveva visto e vissuto in quelle poche ore che era rimasto in quel palazzo.
“Adesso vado io” disse il più piccolo dei tre fratelli. “E ci riuscirò?”. “ Ma se non ci siamo riusciti noi, come puoi pensare di farcela tu che sei un fifone?” risposero preoccupati i fratelli. “ Io non sono un fifone e ve ne darò una dimostrazione questa notte; aspettatemi per domani mattina e vedrete di che pasta è fatto vostro fratello”.
E, deciso come non mai, s’incamminò verso il terribile palazzo. Non prima, però, d’aver comprato una bella bistecca, delle salsicce e un fiasco di vino rosso. Senza perdere tempo accese subito un bel fuoco nell’ampio camino, apparecchiò la tavola e quando stava per mettere la bistecca sul fuoco, insieme alle salsicce, dal camino ecco una voce: “ Adesso mi butto, adesso mi butto…”.
E buttati” rispose il ragazzo, “ che aspetti? Basta che non cadi sulla mia cena!”. Si sentì un rumore secco e cadde una gamba. Il ragazzo aveva paura, ma senza scomodarsi più di tanto, spostò un po’ in avanti la poltrona, poi spostò la carne, e continuò a cucinare come se niente fosse accaduto.
Passarono pochi minuti…Ecco, di nuovo, la voce che proveniva dal camino: “ Adesso mi butto, adesso mi butto…”. “ Te l’ho già detto”replicò il ragazzo “buttati! Che aspetti? Basta che non cadi sulla mia cena”. Sentì un rumore secco e cadde un’altra gamba.
Al ragazzo il cuore cominciava a battergli forte in gola, ma non si perse d’animo, anche se la voce cavernosa continuava a ripetere: “Adesso mi butto, adesso mi butto…”. E il ragazzo sempre più impaurito, ma deciso ad andare fino in fondo, rispose: “ E buttati! Fai presto, però, che sto iniziando a mangiare”.
Sentì un rumore secco, ma più forte dei due precedenti; cadde, infatti, il tronco di un uomo. Il ragazzo , intanto, beveva a più non posso sperando, una volta ubriaco, di vincere la paura, perché dal camino caddero anche le braccia e poi la testa.
A quel punto disse:” Vuoi cenare con me? Vuoi bere?”. Ma la voce non rispose. “Allora, visto che non rispondi, mangio tutto io. E una volta che avrò mangiato tutta questa grazia di Dio e avrò bevuto andrò a dormire”. E così fece. Quello che successe dopo nessuno può saperlo perché, complice il vino, il ragazzo dormi saporitamente tutta la notte. Quando si svegliò, infatti, era già mattina.
Tutto contento tornò a casa e disse alla madre e ai suoi increduli fratelli: “Lo sapete? Ho superato la prova. È caduto un uomo a pezzi dal camino…Ma io ho resistito. Sono andato poi a dormire ed eccomi qua, sano e salvo”. A quelle parole i fratelli e la madre lo abbracciarono, poi, andarono a vedere cosa era successo e con grande sorpresa di tutti videro che i fantasmi ne avevano fatte di cotte e di crude per mettere paura al ragazzo, ma lui aveva retto come un eroe.
Allora la vedova corse dal proprietario del palazzo a raccontagli, per filo e per segno, dell’impresa del figlio, e il proprietario le disse: ”Poiché te l’ho promesso e ogni promessa è un debito, da oggi stesso quel palazzo è tuo” . Non solo. Le diede anche un bel gruzzolo di monete d’oro per permetterle di vivere bene tutto il resto della vita insieme ai suoi figli.
I fantasmi, direte voi, che fine hanno fatto? Diventarono amici dei nuovi giovani inquilini. insieme si divertirono molto ,su e giù per l’antico palazzo, per tantissimo tempo ancora. Ma c’è chi dice che stanno ancora là a divertirsi.