Con la fantasia si combatte il virus: ecco un’altra splendida fiaba dello scrittore Antonio De Signoribus

Un buon uomo
di Antonio De Signoribus 
“Se volete che vostro figlio sia intelligente, raccontategli delle fiabe; se volete che sia molto intelligente, raccontategliene di più” ( Albert Einstein)
Sentite questa, non mi sembra male. Attenti, però.  Mi raccomando. C’era una volta un uomo buono che, stanco di vivere e di soffrire in mezzo agli uomini, decise di ritirarsi, per il resto della vita, in un bosco lontano dalla città. Un giorno vide, nei pressi della sua umile casetta,  un cesto con dentro un bambino appena nato. Non cadde per terra morto per l’emozione perché il buon Dio volle risparmiarlo. Non si fece prendere, però, dalla disperazione, si trattava di una vita da salvare; prese il cesto con il bambino e lo portò sotto una piccola tettoia, dove c’era un po’ di paglia.
Fece una culla e ci mise il bambino. “Con me sarebbe morto subito” disse il buon uomo tra sé e sé “da queste parti, invece, si spera che passi qualcuno che lo veda,magari una donna che lo possa anche allattare…”. Aspettò qualche ora accanto al bambino, ma non passò nessuno; poi, prima di andarsene, gli promise che ogni giorno sarebbe tornato a vedere come stava. Il buon uomo mantenne la promessa. Il giorno dopo rimase incantato nel vedere il bambino sorridente e con la boccuccia sporca di latte.
“Mah! Chi può averlo allattato?” si chiese. Volle scoprirlo nascondendosi dietro un grosso albero poco distante dalla tettoia. L’attesa fu ripagata. Poco dopo  arrivò una capra con due mammelle gonfie di latte e si mise, come una brava mamma, ad allattare il bambino.  Il buon uomo rimase come incantato:  quella scena, tenera tenera, lo aveva fatto commuovere. Ma bisognava fare qualcosa.
“Se la capra allatta il bambino” pensò “io dovrò cercare di nutrire la capra affinché possa continuare ad allattarlo ancora per molto”. E così fece. Dopo un anno, non trovò un altro cesto con un altro bel bambino? Anche questa volta  non si perse d’animo, forse era stato scelto dal cielo per salvare i bambini abbandonati…? Chissà! E senza pensarci molto,  il tempo di un amen,  lo portò dalla capra, che appena lo vide fece salti  di gioia e cominciò subito ad allattarlo. L’altro, invece, che aveva già un anno pensò di svezzarlo il buon uomo, impegnandosi come poteva.
La capra, come una vera mamma, allatto’ anche il nuovo arrivato. Ma non finì lì. Dopo un altro anno esatto, ecco un altro cesto. Con una novità, però. Questa volta dentro al cesto c’era una bambina, bianca e rossa come una mela. Come andò?Come  le altre volte, e  la capra fece festa anche alla terza arrivata. E la nutrì con il suo buon latte, come fece con gli altri due. Per farla breve, i tre bambini crebbero insieme, sani e forti, giocarono insieme felici, nel cuore del bosco, e impararono a chiamare mamma la capra e babbo il buon uomo. E il buon uomo, per riconoscenza, regalò loro una bella catenina d’oro da portare sempre al collo.
Un giorno, un servitore del re, passando per il bosco, raccontò subito alla vecchia regina, cattiva come la fame, e gelosissima della nuora, che  aveva visto tre bambini, due maschi e una femminuccia, di una bellezza straordinaria, giocare felici nel bosco. La vecchia regina, quella notte, sì rigirò nel letto, senza chiudere occhio,  pensando che quei tre bambini potessero  essere i figli della nuora,che lei stessa  aveva ordinato, ai suoi complici, di fare uccidere, appena venuti al mondo.
La mattina presto, andò subito nella camera del servitore, lo svegliò e gli disse:” Se ucciderai i tre bambini che hai visto nel bosco, e mi porterai le loro teste, ti prometto una borsa stracolma  di monete d’oro che renderà felice te e la tua famiglia per tutta la vita”. Il servitore accettò e si mise in cammino per compiere l’orribile misfatto. Ma appena li vide, felici e contenti, a rincorrersi tra gli alberi del bosco, non ebbe il coraggio di ucciderli; tolse loro le catenine d’oro, questo sì, e le portò alla vecchia regina, dicendo che le teste le aveva seppellite per non correre inutili rischi.
“Ho fatto tutto quello che volevi” disse il servitore “adesso dammi quello che avevi promesso”. La vecchia contenta gli diede  il denaro che gli aveva promesso e per un po’ la cosa fini lì. Ma ancora non soddisfatta, la cattiveria non ha confini, tentò in tutti i modi di liberarsi anche della nuora. Sentite come andò. Una mattina, che suo figlio si lamentava per la cattiva sorte che gli era capitata, la regina sua madre, gli disse, senza battere ciglio:” Che te ne fai di una moglie che appena partorisce uccide i suoi figli per non doverli allattare e allevare?”. “Cosa dici? Mia moglie ha ucciso i miei figli? Non ci credo!”.
“E allora sappi che le tue tre creature le ha soffocate con le sue mani e le ha fatte sparire” rispose la regina.” Non te l’ho detto prima perché non volevo immischiarmi in queste tragedie ; ora però è giunto il momento di liberarmi di questa grossa pena che porto nel cuore”. “ Se mia moglie ha fatto davvero quello che mi dici sarà bruciata in mezzo alla piazza, come una strega”.
La povera moglie cercò di spiegare in tutti i modi, chiese pietà per la sua vita, pianse per giorni interi, ma non ci fu nulla da fare.  Per lei era già pronta la camicia di pece. In quel triste giorno capitò in città l’uomo buono e vide che si stavano facendo i preparativi per dare fuoco a una donna, forse una strega. Chiese ad alcune persone, ma la risposta che gli diedero era sempre la stessa: “Viene condannata a morte la nuora della regina che ha ucciso tre povere creature appena nate”.
“E quando è successo?” rispose il buon uomo. “ il primo delitto è avvenuto quattro anni fa, poi gli altri due, ma soltanto adesso è venuta fuori la verità”. Allora,  il buon uomo pensò tra sé e sé:” Il primo bambino che ho trovato ha quattro anni, sicuramente  sono loro i bambini che tutti pensano siano stati uccisi”. Ritornò nel bosco, chiamò i tre bambini e li istruì  su da farsi, una volta che si fossero trovati davanti a tutta la corte. In fretta e furia li portò sul luogo dell’esecuzione. Tutto era già pronto per il supplizio della povera innocente, quando il bambino più grande gridò:” Non uccidete la mamma. Noi siamo vivi e vegeti e siamo qua; la mamma è innocente”.
Dopo queste parole si sospese ogni cosa;  il re e suo figlio chiamarono il bambino e il buon uomo… “ Perché tutto questo mistero?” dissero “come li hai avuti questi bambini, come hai fatto a farli crescere così bene?”. E il buon uomo spiegò tutto per filo e per segno. La regina, che aveva ascoltato tutto, era diventata nera dalla rabbia contro il servitore che l’aveva ingannata. Il figlio più grande disse,poi, indicando il servitore: “Questo è l’uomo che ci ha tolto le tre catenine che ci aveva donato il buon uomo e che adesso porta al collo la regina”.
A queste parole la regina si sentì male. Il re e suo figlio chiesero al servitore come si erano davvero svolti i fatti, pena la morte. Il servitore raccontò tutta la storia… E come aveva ingannato la regina per risparmiare la vita ai tre poveri innocenti. A quel punto cosa poteva fare la regina se non confessare tutto? Fece anche i nomi dei servitori che si erano resi complici nel trafugare i bambini; poi, tentò in tutti i modi di salvarsi dicendo che l’invidia e la gelosia l’avevano accecata d’odio per la nuora.Ma né il vecchio re, né suo figlio riuscirono a perdonarla.
I complici furono severamente puniti con il carcere a vita, ma non furono uccisi; anche loro avevano, in fondo, provato un po’ di pietà lasciando i bambini nel bosco. Solo la regina fu legata e bruciata. Poi, ci fu una gran festa, che durò più di una settimana. Tutti pregarono il buon uomo di rimanere con loro nel castello, ma il buon uomo, felice che era stata fatta giustizia, ritornò nel bosco a vivere la vita che aveva già scelto di vivere quattro anni prima.
E la capra, che fine fece? Rimase lì, tutta la vita, a salvare altre creature, che altre persone cattive o scellerate, avevano abbandonato nel bosco.

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