di Martina Oddi
SAN BENEDETTO – L’unione internazionale degli arabi del 48 – IUA 48 – nati durante la fondazione dello stato israeliano, con passaporto israeliano e diritto di voto, si sono spesi molto per riportare gli arabi delusi alle urne. Con successo. Se il dato più significativo di queste elezioni è sicuramente la sconfitta storica del Lykud di Netanyahu che con i suoi tre alleati di estrema destra si ferma a 31 seggi e non arriva alla maggioranza, questo risultato arriva anche grazie all’altissima affluenza alle urne degli arabi che hanno portato il partito che li rappresenta – Araba Unita di Aymen – del leader Ayman Odeh, a raccogliere ben 13 seggi.
Con la netta progressione della destra moderata di Benny Gantz e il suo Blu e Bianco che ha raccolto 33 seggi e si è imposto come primo partito, si prevede come possibile per la prima volta uno scenario diverso. Se il presidente Reuven Rivlin deciderà infatti di dare una chance al dialogo, potrebbe affidare l’incarico di formare il governo proprio alla formazione Bianco Blu, che a sua volta potrebbe cercare l’alleanza degli arabi di Araba Unita. Si delinea un quadro per la prima volta dai tempi di Arafat e Perez e lo storico accordo di pace siglato da Bill Clinton, in cui il confronto e la composizione della questione palestinese, madre di tutte le battaglie, potrebbe trovare una soluzione. “Ho sentito i deputati arabi e dopo questa vittoria importante sono determinati a far sentire la loro voce in parlamento, anche per superare la sfiducia della popolazione che vuole soluzioni per la pace, che porterebbe benessere e serenità a entrambe le parti” dice Foad Aodi, presidente della Co-Mai e fondatore dell’Ul Arab 48.
Il Partito Arabo Unita, all’ opposizione da anni, farà un passo avanti verso alleanza con i Blu e Bianchi per estromettere Netanyahu, è una previsione possibile?
“Dipende dalla disponibilità dei piccoli partiti religiosi ebrei ortodossi, alcuni di questi cercheranno di bloccare questa alleanza. Ma se c’è l obiettivo di difendere i diritti, la casa, il lavoro, la scuola, la sicurezza dei palestinesi che diventa automaticamente sicurezza di Israele e se si arriva alla pace, si garantisce la sicurezza di tutti, anche a livello internazionale. Bisogna arrivare a 63/65 seggi per lasciare fuori Netanyahu”
Qual’é la sua percezione?
“Ho una doppia sensazione: da un lato che non faranno mai arrivare gli arabi al governo, dall’altra vedo chi crede nel processo di pace e lo favorirà ma per farlo deve coinvolgere gli arabi. Se non entrasse nel governo Araba Unita diventerebbe capo dell’opposizione, meglio averlo come alleato. Sicuramente chi ha perso è Netanyahu: la legge israeliana prevede nel caso di esito come questo la formazione di un’alleanza, un governo di unità nazionale e io auspico che sia con gli arabi per bloccare una apolitica che ha paralizzato il processo di pace, rendendo la gente non serena, portando su la disoccupazione, e facendo crescere il pregiudizio e la paura”.
“Guardiamo con preoccupazione all’Iran, all’Arabia e ci auguriamo che con David Sassoli l’Unione Europea neo eletta esca dal coma e attivi un’azione politica internazionale nel senso di una risoluzione del processo di pace: attualmente Lega Araba e UE sono spente, solo Papa Francesco dà una testimonianza di pace, il resto è zero. Occorre acquisire nuovi valori nella politica estera, tornare a essere anche altruisti per incentivare una diplomazia a favore di tutti. Finora abbiamo assistito solo ad azioni unilaterali, con gli USA che non hanno aperto al dialogo con i palestinesi e anzi hanno trasferito l’ambasciata americana a Gerusalemme. L’auspicio è che torni la consapevolezza dell’importanza della pace”.