Lettera al Direttore / Destra, sovranisti, gilet arancioni: tutti sgangherati

di Tonino Armata (presidente onorario dell’ ssociazione Città dei Bambini).

SAN BENEDETTO – Egregio direttore,

Destra, sovranisti, gilet arancioni, tutti sgangherati. Questa è la loro natura profonda, esattamente come sgangherata è stata la manifestazione di ieri, così come sono sgangherate molte delle uscite sui temi più importanti e com’è la collocazione internazionale dei partiti che ne fanno parte, non a caso privi di credibili punti di riferimento (vedasi alla voce Le Pen), oppure discussi (vedasi alla voce Orban) o incoerenti (il Ppe per Berlusconi) con i partner.

Questa condizione è talmente prevalente da essersi manifestata già di prima mattina nella manifestazione di ieri, appuntamento nel quale tutte le regole di comportamento in chiave Covid-19 sono andate in frantumi in pochi minuti (anche se, per la verità, nemmeno al cimitero di Codogno le persone accorse per salutare il Capo dello Stato erano distanziate secondo le regole).

Ma c’è di più, perché ieri la piazza ha preso nettamente il tono di una dura protesta contro il governo ed il premier, altro che essere un momento di proposta come annunciato dagli organizzatori. Ecco quindi che la condizione di realtà “sgangherata” è emersa assai bene nel corso della giornata, mostrando la destra italiana esattamente per quello che è.

Non sono i disubbidienti, questi: sono gli screanzati. Non sono gli obiettori di coscienza, ma il Partito di chi parcheggia in terza fila. È forte la tentazione di considerare le manifestazioni dei “gilet arancioni” come il dettaglio farsesco che inevitabilmente si palesa all’interno di una tragedia. Ovvero il particolare meschino e ridicolo che sembra sospendere, almeno per un attimo, il senso del dramma collettivo.

In effetti, quando al circo cade il trapezista, si fanno entrare i clown e, d’altra parte, nella storia di tutte le guerre c’è sempre un tratto di comicità involontaria che deforma il sentimento del dolore. Dunque, possiamo classificare i No Mask e i loro gilet simil-Anas come la componente caricaturale all’interno di una rappresentazione corale segnata dal lutto. Ma i “gilet arancioni” non sono solo questo: a motivarli sono tre tendenze proprie del carattere nazionale degli italiani.

Innanzitutto, uno spirito anarcoide privo di qualsiasi ispirazione culturale e ideologica, ma basato su una incoercibile insofferenza per le regole. È l’atteggiamento di chi attraversa con il rosso e butta le cartacce per terra in base a un Assoluto filosofico che si riassume così: e perché non dovrei? Quindi non la contestazione razionale di un provvedimento ritenuto irrazionale e, tantomeno, l’obiezione nei confronti di un ordine ingiusto, bensì l’espressione di una ribalderia esistenziale che si compiace di sottrarsi a qualsiasi vincolo e limite.

Il rifiuto di indossare la mascherina equivale né più né meno che a quello di allacciare la cintura. Una sorta di sovranismo dei comportamenti e dei movimenti come affermazione prepotente dei propri comodi contro ogni richiamo alla corresponsabilità. Il carattere primitivo di questa rivolta del gesto si spiega con la natura altrettanto elementare dell’analisi da cui muove.

All’origine di tutto c’è la Grande Cospirazione. È una variante della sindrome del complotto che, in questo caso, riesce a ricomporre tutti gli elementi della trama universale, riassumendoli in un unico nemico. I Rothschild e i Rockfeller, Bill Gates e George Soros, Big Pharma e le diverse lobby mondialiste: tutti questi soggetti, in genere accusati di speculazioni finanziarie e manipolazioni di Borsa e mercato, oggi vengono ridotti ad agenti di una guerra batteriologica che nascerebbe in un laboratorio della regione cinese di Wuhan. Qui, la paranoia del complotto rassomiglia, piuttosto, alla parodia delle grandi storie di spionaggio, che si trova nel film Casino Royale di John Houston, Peter Sellers e Woody Allen.

Il terzo motivo ispiratore dell’azione dei “gilet arancioni” è costituito dal negazionismo antiscientifico. Chi si toglie la mascherina dice che non crede al Covid 19. Dice che non esiste alcun virus. Ma da dove nasce questo rifiuto della realtà? Il pregiudizio antiscientifico è estremamente diffuso in Italia, risultato in primo luogo di una smaccata ignoranza delle cognizioni essenziali e di quello stesso ribellismo che rifiuta le regole della convivenza sociale. E, di conseguenza, le leggi della scienza e le sue evidenze.

Queste ultime appaiono arbitrarie, non esito di ricerca e sperimentazione, ma mero prodotto del potere. Dunque sottrarsi alle regole della scienza sarebbe un atto di libertà: tanto più che l’autorevolezza delle prescrizioni mediche e delle disposizioni sanitarie vengono lette come articolazioni di un dispotismo politico che piega ai propri voleri le competenze degli esperti, (i virologi e gli epidemiologi, in questo caso).

Ma, si potrebbe obiettare, stiamo parlando di un’irrisoria minoranza. Se non fosse che i “gilet arancioni” potrebbero giovarsi di altre imprevedibili coincidenze. Per il 2 giugno, festa della Repubblica, è prevista una serie di iniziative, promosse da Lega e Fratelli d’Italia. Innanzitutto la richiesta di collocare una corona di fiori sull’Altare della Patria e, poi, numerosi flash mob in varie città.

La somma delle diverse manifestazioni risulta davvero scombiccherata: un’intenzionale offesa a quella idea di unità nazionale e di concordia sociale che, non questo o quel partito o quell’uomo di governo, bensì la permanenza della pandemia esige.

La piena espressione della libertà di critica nei confronti dell’esecutivo non è certo in discussione, ma l’unilateralità di un gesto di omaggio partitico ai caduti di tutte le guerre va ben oltre: e lacera un tessuto di solidarietà che dovrebbe essere patrimonio di tutti.

La destra, se vuole essere all’altezza di questa terribile crisi, deve trovare un suo ruolo e una sua fisionomia, evitando la subalternità nei confronti dei sovversivi da avanspettacolo e la pretesa settaria di rappresentare un’intera società che, oggi ferita e dolente, continua a essere fatta di molte culture e differenti identità.

Commenti

commenti

Articoli Correlati

Loading...