Lettere al Direttore / Il certificato che cambia la nostra vita

di Tonino Armata Coordinatore Osservatorio permanente comunale infanzia e adolescenza del comune di San Benedetto del Tronto

SAN BENENEDETTO –  Come Osservatorio permanente comunale infanzia e adolescenza di San Benedetto del Tronto apprezziamo che il nuovo anno accademico riprenderà finalmente con le lezioni e gli esami in presenza e questa volta l’obbligo di esibire il Green Pass oltre ai docenti e al personale scolastico riguarderà anche tutti gli studenti. Le attività didattiche e curriculari delle Università sono svolte prioritariamente in presenza, si legge nel testo, anche se la possibilità di Dad sarà garantita a chi non potrà essere presente in aula.

Questa è una delle principali novità del decreto approvato dal governo. Inoltre sempre come Osservatorio permanente comunale infanzia e adolescenza, volevamo e vogliamo che il ritorno nelle aule, nei laboratori, nelle biblioteche delle università e delle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica sia per tutti – studenti, ricercatori, professori, personale tecnico amministrativo – il più sicuro possibile, prevedendo sempre misure di salvaguardia per gli studenti più fragili che non dovessero riuscire a partecipare in presenza.

La scuola riaprirà in presenza con l’obbligo di certificazione verde per tutti gli insegnanti e il personale scolastico ma non per gli studenti minorenni. La chiusura sarà prevista solo in casi “eccezionali” di focolai o di rischio “particolarmente elevato”. Così ha deciso il Consiglio dei ministri anche alla luce del buon andamento della campagna vaccinale tra i giovanissimi dai 12 ai 18 anni. Insegnanti e personale non potranno entrare a scuola senza pass e, dopo cinque giorni di assenza, verranno sospesi senza stipendio.

Al fine di garantire la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione in presenza del servizio essenziale d’istruzione, il personale scolastico dovrà avere ed esibire il Green pass. Il mancato rispetto delle disposizioni è considerata assenza ingiustificata e, a decorrere dal quinto giorno di assenza, il rapporto di lavoro è sospeso. Previsto uno screening per gli studenti con tamponi salivari. 

La pandemia ci ha dato un ordine perentorio. Il sistema dei trasporti e della scuola va cambiato in modo da non dover ripristinare mai più i vecchi modelli. Bus e metro affollati, classi pollaio. Pensiamo invece a mezzi pubblici e aule pulite, umanizzate, utilizzate come strumento congegnato in funzione della tutela della salute.

Una volta che la pandemia sarà tramontata gli spazi andranno ripensati anche tenendo conto che, se si dovessero verificare nuove emergenze causate da agenti infettivi, siamo ben strutturati. È come costruire abitazioni antisismiche contro il terremoto.

A ottobre è probabile che avremo antivirali specifici contro il Sars-CoV-2. Un conto è agire con la prevenzione, un altro è avere una cura efficace che sarebbe una vera svolta. Gli anticorpi monoclonali, già usati, hanno un impiego limitato. Per quanto riguarda una terza dose di vaccino non è prematuro organizzarsi, nel caso ci sia bisogno di somministrarla. Prepariamoci, ragionando sui destinatari e sui criteri, sull’opportunità di mantenere in piedi i grandi centri di somministrazione, gli hub, e sulla partecipazione capillare dei medici di famiglia. Ricordiamo però che l’obiettivo prioritario restano gli ultra 60enni e i giovani. 

Detto ciò, posso dire che la collera di una parte degli insegnanti per l’introduzione del Green Pass obbligatorio non la capisco proprio? Sì, penso che lo posso dire! C’è un proverbio salentino che recita: “vuoi la moglie bella, ricca e che mangi poco”, il cui senso è che, nella vita, non si può pretendere tutto e il contrario di tutto.  Cosa che, in fondo, sembra caratterizzare quegli insegnanti e quelle docenti che contestano il certificato verde.

Da un lato, infatti, criticano la Dad, spiegando che l’essenza stessa della scuola (o dell’università) è lo stare insieme: ascoltare, discutere, distrarsi, a volte pure litigare, ma sempre e comunque in presenza (posizione che, condivido al cento per cento). Dall’altro lato, parlano di dittatura sanitaria e pretendono che il Green Pass obbligatorio violi il consenso libero e informato dei cittadini. Inviterei però queste persone a ragionare.

Chi (o cosa) restringe oggi la nostra libertà e la nostra autonomia? Il governo che impone misure per contrastare la pandemia oppure il virus? Il problema non è il certificato verde, ma il virus: la sua diffusione, la sua capacità di mutare, la sua pericolosità. Se non si parte dalla causa effettiva che determina una decisione, non si capisce più nulla.

Proviamo allora a ragionare insieme. Che cos’è che oggi desideriamo tutti? Senz’altro il ritorno progressivo a una vita normale, ossia alla possibilità di scegliere e decidere liberamente cosa fare (viaggiare, andare al cinema, accalcarsi durante un concerto dal vivo, ecc.) senza doversi preoccupare di chi (o cosa) si tocca, oppure di quanta distanza c’è tra sé e gli altri.

Ma se è questo ciò che noi tutti desideriamo, allora dobbiamo prima capire attraverso quali strumenti possiamo raggiungere lo scopo prefisso, e poi fare ciò che è necessario. È un ragionamento semplicissimo, spiegato per la prima volta da Aristotele: oltre al sillogismo teorico – “se tutti gli A sono X, e se questo è un A, allora questo è X” – il filosofo greco teorizzò infatti il sillogismo pratico: “se è desiderabile (o opportuno) ottenere X, e se fare Y è un mezzo per ottenere X, allora farò immediatamente (è bene che io faccia, devo fare…) Y”.

Torniamo al Green Pass. Dai dati ufficiali, risulta che il 15% del personale scolastico non ha ancora ricevuto la prima dose di vaccino. Ammettiamo pure che alcune di queste oltre 200.000 persone non ne abbiano ancora avuto la possibilità. Gli altri però, se non sono vaccinati, è perché non vogliono farlo.

A questo punto, sempre secondo il ragionamento aristotelico, verrebbe da chiedersi se costoro non vogliono vaccinarsi perché non desiderano tornare alla normalità. Ma, sempre secondo i dati, non sembra questo il motivo. Pure loro vogliono tornare a insegnare in presenza, ma sono no vax, oppure hanno paura del vaccino, oppure aspettano… Ma di cosa hanno paura? Lo sanno che ogni farmaco ha effetti collaterali?

E poi cosa aspettano? Ma evitiamo di entrare nei dettagli, ci sono già tanti esperti che hanno provato a rassicurarli, e affrontiamo il tema dell’obbligo. Loro dicono: il corpo è mio, nessuno può obbligarmi a fare il vaccino! Ammettiamo pure che l’argomento sia valido, ma tiriamone le giuste conclusioni. Se è vero che costoro sono liberi di non vaccinarsi, è anche vero che lo Stato è libero di non lasciar loro svolgere un servizio pubblico in cui altri rischiano di dover pagare le conseguenze delle loro scelte.

Non volersi vaccinare e voler al tempo stesso tornare a insegnare in presenza è come volere al tempo stesso l’uovo e la gallina, la botte piena e la moglie ubriaca, una moglie bella, ricca e che mangi poco… Tertium non datur. Non certo per colpa del governo!

L’unico responsabile è il virus che ha scatenato una pandemia. Virus che odiamo tutti. Ma questa è la realtà cui, purtroppo, ognuno di noi deve far fronte, volente o nolente.

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