GROTTAMMARE – Nuovo appuntamento con la rassegna tearale per ragazzi Oh Che Bel Castello, organizzata dall’ associazione Proscenio. Sul palco del Teatro delle Energie di Grottammare (alle ore 17) salirà la compagnia Stivalaccio di Venezia che proporrà un vero e proprio classico della letteratura per i più piccoli, La Bella e la bestia.
Testo e regia di Marco Zoppello, con Sara Allevi e Giulio Canestrelli e con Matteo Pozzobon. Musica Friedrich Micio, scenografia Alberto Nonnato, ideazione e creazione figure Ariela Maggi, costumi Antonia Munaretti, audio e disegno luci Matteo Pozzobon.
Un fitto bosco di alberi alti e scuri, i cui rami ricurvi, carezzati dai raggi della luna, formano ombre intricate sul terreno. Laggiù, in fondo, ancora più in fondo: una Luce. Un Castello e, in alto, una finestra. Dorme una fanciulla dai biondi capelli, dorme e sogna. Sogna artigli e peli ispidi ma anche splendidi principi e luoghi fatati. Esistono sogni più veri del vero, verosimili come uno specchio… ecco, lo vedo! Sembra che Lui ci sia, ma non c’è. Dov’è? Chi c’è dentro lo specchio?
Lei è Bella. Così bella che tutti la chiamano soltanto: Bella. Ma il castello non è certo il suo, è di Lui. No, non del Principe, ma della Bestia. Così bestia che tutti lo chiamano soltanto: Bestia. Anzi, lo chiamerebbero, se qualcuno lo andasse mai a trovare. Non è cattivo, non è incivile, maleducato, stupido, è semplicemente…Bestia.
E come tutte le bestie fa PAURA. Come fa paura il bosco, come fanno paura le ombre intricate su di un terreno brullo e i castelli sconosciuti. Come fa paura l’amore. Il tema della Bella sedotta dalla Bestia è senz’altro di quelli che più hanno acceso la fantasia di narratori e di artisti. Mutazioni e incontri impossibili, tormenti e quell’irresistibile attrazione per il lato “nero” dell’Amore, sono alcuni degli ingredienti che hanno reso questa storia immortale.
Un Topos letterario che ricorre in molteplici tradizioni popolari, dall’originale di Gabrielle-Suzanne di Villeneuve passando per Basile, Perrault, Grimm trasformandosi di volta in volta per arrivare alla trascrizione toscana di Italo Calvino: Bellinda e il Mostro. Com’è nostra abitudine attingeremo in libertà da tutta la letteratura “mostrifera” che ci passerà per le mani, tradizione popolare antica di secoli, nella quale si è stratificato un sottobosco di ricordi, leggende e paure.
StivalaccioTeatro alla riscoperta della Fiaba Classica: fiaba come luogo quotidiano dove accade il meraviglioso, fiaba come scoperta dell’extra ordinario, ma soprattutto fiaba come luogo dove le grandi passioni dell’uomo prendono vita. “Apparve alle sue spalle un essere mostruoso, che aveva un po’ dell’uomo e un po’ dell’animale e la fissava con occhi fiammeggianti”.