Racconti di Marca / Combattiamo il coronavirus con la fantasia delle fiabe di Antonio De Signoribus

I tre proverbi

di Antonio De Signoribus

“Ognuno ha una favola dentro che non riesce a leggere da solo. Ha bisogno di qualcuno che con la meraviglia e l’incanto negli occhi, la legga e gliela racconti”(Pablo Neruda).

C’era una volta un ragazzo di nome Giovanni che non riusciva a provvedere alla sua famiglia tanto era povero. Decise, allora, di cercare un lavoro in un paese lontano. Un avvocato lo prese al suo servizio per oltre vent’anni.

Vent’anni lontano dai suoi affetti più cari. Troppi. Un giorno, preso da una forte malinconia, decise di rivederli. Prima di partire, però, volle chiedere alcuni consigli al suo avvocato, anche pagando.

“ Il primo consiglio che ti do, caro Giovanni, è questo:’ Non lasciare mai la strada vecchia per la nuova, perché sai quello che lasci, ma non sai  quello che trovi’”. “ Grazie!”, rispose Giovanni, un po’ incredulo per un consiglio, un po’ particolare,  che era anche un proverbio. Non soddisfatto decise di tornare dall’avvocato per un altro consiglio.

E l’avvocato: “ Come secondo consiglio voglio darti questo: ‘Fatti sempre i fatti tuoi’”. Ringraziò l’avvocato e si mise in cammino per tornare a casa. Non fece, però, molta strada che volle tornare dall’avvocato per un altro consiglio, l’ultimo.

“ Lo sapevo che saresti tornato per spendere i tuoi soldi in consigli, ti conosco molto bene caro Giovanni” rispose l’avvocato. “Eccoti, dunque, il terzo consiglio: ‘La rabbia della sera lasciala sempre per la mattina‘. Prima di andare via, però, voglio donarti un ciambellone che ti servirà. Ne sono certo. Ma ricordati di mangiarlo soltanto in caso di gioia. Non prima. Mi raccomando “.

Giovanni, questa volta, soddisfatto, si rimise finalmente in cammino. Lungo la strada, a un bivio, incontrò due giovani che lo consigliarono di seguire una nuova strada. Ma lui rispose che preferiva fare la strada di sempre che farne una che non conosceva affatto.

“Tanto “ disse “ci ritroveremo in una locanda che sta alla confluenza delle due strade”. Li salutò e riprese il cammino. Arrivato a destinazione si meravigliò non poco che i due giovani non fossero ancora arrivati. Chiese in giro e le risposte  furono tristi: i giovani erano stati aggrediti, derubati e uccisi da alcuni briganti, che in genere  frequentavano quella strada.

“Sono stato davvero fortunato e il consiglio dell’avvocato è stato davvero utile” pensò Giovanni tra sé e sé. Poi, stanco e affamato, si fermò nella locanda, dove vide una vecchia  che stava mangiando della minestra in un teschio.

Fu inorridito dalla  scena ma non disse nulla e non chiese nulla. Poco dopo gli si avvicinò l’oste che gli disse: “ Sei un giovane intelligente, sei stato l’unico a non fare domande, per cui ti è stata risparmiata la vita;  altre persone, invece, hanno pagato a caro prezzo la loro stupida curiosità”.

“Sono stato davvero  fortunato e il consiglio dell’avvocato è stato davvero utile” pensò il giovane tra sé e sé, dopo aver scampato un altro serio pericolo. Cammina cammina arrivò al suo paese. Ma nessuno lo riconobbe, del resto erano anche passati vent’anni. Il paese era in festa; molte persone passeggiavano per strada cantando e ridendo.

Ad un certo punto, Giovanni riconobbe, in un terrazzo,  sua moglie che abbracciava e baciava un ragazzo, un bel ragazzo. Infuriato come non mai prese la pistola che aveva portato con sé e stava quasi per uccidere sua moglie e il suo amante, quando ripensò al terzo consiglio dell’avvocato e si fermò come paralizzato.

Fu la sua salvezza. Il giorno dopo, infatti, seppe da alcune persone il motivo di quella festa. Si festeggiava un giovane che s’era fatto prete e che doveva dire la sua prima messa. Seppe, poi, che quello era suo figlio è che quella povera donna, che stava per uccidere, stava abbracciando suo figlio. Immediatamente, ripensò al consiglio dell’avvocato che aveva salvato la vita ai suoi familiari. E anche la sua. Subito dopo, si fece riconoscere e per festeggiare l’evento felice tagliò il ciambellone che gli aveva donato l’avvocato.

Cosa trovò dentro con sua grande meraviglia?  Tante monete d’oro che gli permisero di vivere contento e senza stenti con tutta la sua famiglia, per tanto, tantissimo tempo ancora.

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