Rientra dai suoi cari la salma di Pietro Sarchiè

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Rientra dai suoi cari la salma di Pietro Sarchiè.

A tre mesi esatti dalla sua scomparsa, forse troverà un po’ di pace il corpo di Pietro Sarchiè, il pescivendolo sambenedettese sparito nel nulla il 18 giugno e ritrovato barbaramente ucciso il 5 luglio in provincia di Macerata.
Il corpo crivellato dell’uomo, a cui sono stati sparati diversi colpi di cui uno alla testa, è stato rinvenuto semi bruciato nelle campagne della zona di San Severino, in una stradina tra Seppio e Sellano nei pressi di una Chiesa aperta soltanto d’estate.
Pietro Sarchiè ci lavorava in quelle zone, era solito portare alle famiglie del luogo il pesce fresco ed era amato e benvoluto da tutti.
A qualcuno però forse quel furgone, sempre pieno di merce di qualità e di un sorriso, era diventato scomodo e si è preso la briga di eliminarlo.
Per questo Pietro la notte del 18 giugno durante la pioggia è uscito per iniziare il suo giro nell’alto maceratese e non è più potuto tornare.
Indagati a piede libero per l’omicidio sono i siciliani Giuseppe e Salvo Farina, padre e figlio, originari di Catania, pescivendoli anch’essi e con una casa proprio in quelle zone.
Una rivalità in affari quindi il possibile movente che è costato a Sarchiè cinque proiettili in corpo.

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