Roma capitale malamata di Vittorio Emiliani alla sala convegni di Confidustria di Pesaro

PESARO – Per la serie “Pesaro Storie”, proposta dalla Società pesarese di studi storici, martedì 14 maggio 2019 alle ore 17,30 nella sala convegni (g.c.) di Confindustria Marche Nord (via Cattaneo, 34 – Pesaro) viene presentato il libro Roma capitale malamata (il Mulino 2018, pp. 296) di Vittorio Emiliani.  Sarà presente l’Autore.

Un libro che aiuta a capire perché Roma, malgrado il suo fascino e la sua grande bellezza, sia una città difficile da vivere, seppellita da luoghi comuni, a volte oggetto di una vera e propria “romofobia”. Le pagine di Vittorio Emiliani ripercorrono la storia della Roma italiana, dal 1870 in poi. È con una maggioranza mediocre che il parlamento, il 23 dicembre 1870, vota il trasferimento della capitale da Firenze, secondo una volontà che era stata di Cavour, di Garibaldi e di Mazzini. Capitale inevitabile del regno d’Italia, si direbbe dunque, ma fra invidie taglienti, recriminazioni, invettive; e con un’immagine sempre contrastata: matrona/ladrona, civilizzatrice/corruttrice.

Il lettore scopre così, a ogni paragrafo, fatti che magari presentiva ma senza averne esatta cognizione: uno stravolgimento urbanistico immenso (che ha sfregiato una città diventata di colpo capitale del regno); una speculazione edilizia straordinariamente intensa, una immigrazione abnorme, la presenza di un Vaticano offeso sul piano politico ma attivissimo nel trarre tutti i vantaggi dal nuovo stato di cose; una città, si badi, senza uno statuto speciale di capitale, come invece ebbero Vienna, Londra o Parigi. Un libro intenso, dunque: un grande reportage che racconta cose che dovremmo sapere e che invece scopriamo. Una su tutte: vissuta come simbolo di inefficienza dello Stato, Roma ne è stata piuttosto una vittima,

Vittorio Emiliani (Predappio 1935), giornalista, saggista, specialista di beni culturali e ambientali, ha collaborato con “Comunità”, “Il Mondo” di Mario Pannunzio e con “L’Espresso”, poi è stato inviato del “Giorno” e del “Messaggero”; di quest’ultimo giornale è stato direttore dal 1981 al 1987. Ha poi collaborato al domenicale del “Sole 24 Ore” ed è stato editorialista del “Messaggero”, del “Tempo”, del “Secolo XIX” e de “L’Unità”; ha presieduto la Fondazione Rossini dal 1990 al 1995 e a Pesaro nel 1994 è stato eletto deputato nelle file dei Progressisti; nel 1998 è entrato nel cda della Rai, sempre con spirito critico.

Fra le tante opere ricordiamo almeno: Affondate la Rai. Viale Mazzini prima e dopo Berlusconi (2002); Il furore e il silenzio. Vite di Gioachino Rossini (2007); Il fabbro di Predappio. Vita di Alessandro Mussolini (2011); Cronache di piombo e di passione – L’altro “Messaggero”. Un giornale laico sulle rive del Tevere 1974-1987 (2013); Lo sfascio del belpaese. Beni culturali e paesaggio da Berlusconi a Renzi (2017).

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