Alla presenza degli studenti delle scuole secondarie di primo grado della città, delle autorità civili e militarie di alcuni cittadini, a Palazzo Piacentini si è tenuta ieri mattina, martedì 10 febbraio, la cerimonia commemorativa del “Giorno del Ricordo”, una delle ricorrenze che l’Amministrazione comunale celebra per tenere viva la memoria di quei fatti storici che hanno anche cambiato anche la storia della nostra città.
Nel suo saluto l’assessore all’integrazione Luca Spadoni ha ricordato il senso della cerimonia: “E’ dal 2007 che l’Amministrazione organizza cerimonie per questa data, nella convinzione di poter contribuire, attraverso la ricostruzione dei fatti per bocca di personalità e studiosi alla presenza degli studenti, alla costruzione di una società più tollerante e accogliente”.
E’ seguita poi una breve ricostruzione delle vicende da parte dello storico Gabriele Cavezzi che, facendo riferimento anche a vicende legate al territorio sambenedettese, ha lanciato un invito ai ragazzi: “Nei conflitti tra diversi popoli non si può generalizzare, ma si devono studiare i fatti e le loro relazioni per capire le cause. Solo così ci si può salvare dal pregiudizio ideologico che deforma il ricordo”.
Dopo la visione del video “Una città cosmopolita” curato da Filippo Ieranò e dal regista Giordano Vizzi,
gentilmente concesso dall’Associazione “Casa della Memoria” di Servigliano che racconta la vita che si
svolgeva nel centro di raccolta profughi della cittadina del fermano, le signore Laura Camaioni, figlia di profughi, e Fiorenza Angelucci, essa stessa profuga, hanno raccontato le loro storie di vita.
La signora Camaioni, con l’ausilio di alcune immagini, ha raccontato il lungo esodo degli italiani dalla Dalmazia negli anni del regime di Tito, quando oltre 350.000 persone si allontanarono dalla Dalmazia e dall’Istria, e si è soffermata sul tributo di vite della città di Zara dove viveva la sua famiglia. “Dopo il primo bombardamento del 1943 – ha spiegato Camaioni – i miei genitori fuggirono da Zara lasciando qualsiasi cosa e arrivarono a San Benedetto dove mio padre Giovanni fondò l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Ascoli Piceno per aiutare tutti quei profughi che arrivavano nel Piceno facendo da tramite con la Prefettura di Ascoli Piceno affinché potessero trovare una casa e un lavoro.
Iniziò a conservare documenti comprovanti la presenza di profughi nel Piceno che oggi sono conservati
nell’Archivio Storico Comunale. Ogni foglio di quel fondo – ha concluso Camaioni – racconta la storia di una persona, di una famiglia che ha dovuto affrontare una dolorosa emigrazione, è stata accolta nelle nostre zone ed è divenuta parte integrante del tessuto sociale della nostra città”.
La signora Angelucci invece ha raccontato delle foibe e del suo dramma personale perché nel 1947 fu costretta, insieme alla sua famiglia, a decidere se allontanarsi dalla propria terra o restate nonostante il clima di guerra. “All’epoca non sapevamo dell’esistenza delle foibe – ha spiegato Angelucci – accadeva che civili inermi venivano prelevati dalla loro case e di loro non si sapeva più nulla. In un clima di insicurezza era difficile per gli italiani rimanere in quei luoghi. Ma se, con fatica, si decideva di diventare esuli, non si sapeva neppure dove andare. La mia famiglia voleva andare in Australia, ma non sapevamo l’inglese.
Ci consigliarono di restare in Italia e fummo destinati al campo profughi di Salerno. Per fortuna una zia di Grottammare manifestò la volontà di ospitarci ed evitammo il campo. Con difficoltà riuscimmo a superare il distacco da parenti, affetti e cose, ma con forza e pazienza riuscimmo a costruire la nostra vita anche grazie al signor Giovanni Camaioni, persona molto generosa che ci aiutò nel difficile compito dell’integrazione”.
La cerimonia si è conclusa con la visita, da parte delle scolaresche presenti, all’Archivio Storico del Comune, situato al piano superiore del Palazzo, dove appunto è conservato l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Ascoli Piceno.