San Benedetto ricorda i 72 anni dalla Liberazione dall’ oppressione nazifascista

SAN BENEDETTO – Tra il 18 e il 19 giugno 1944, con l’ingresso in città delle truppe polacche, San Benedetto fu liberata dall’ oppressione nazifascista. L’amministrazione comunale ed il sindaco Giovanni Gaspari hanno voluto ricordare quest’ importante momento storico. Il primo cittadino ha deposto una corona di alloro dinanzi al Monumento ai Caduti per la Libertà di viale Secondo Moretti per ricordare la liberazione della Città “il duro prezzo pagato per conquistarla -ha detto- e commemorare anche il riscatto delle democrazie europee contro la tirannia sanguinaria, il disprezzo del diverso, l’annientamento dell’individuo: mostri, purtroppo, niente affatto dissolti”.

 

“Sin dal 2006, anno del mio insediamento – ha aggiunto Gaspari-ho voluto ogni anno ricordare quei giorni: l’ho fatto prima di tutto perché è stato obiettivo prioritario del mio mandato rievocare, con momenti pubblici e l’apporto di studiosi e testimoni, gli eventi che hanno segnato la storia della comunità locale e nazionale. Mi corre l’obbligo, a tale proposito, di rivolgere un sentito ringraziamento allo storico Gabriele Cavezzi e al compianto Ugo Marinangeli per aver proposto e sostenuto questo percorso.

Con gli anni, all’obiettivo di tenere vivo il ricordo dei fatti che segnano la nostra identità di sambenedettesi e italiani se n’è affiancato un altro, non meno importante: quello di operare per rafforzare le radici della nostra comunità dinanzi a fenomeni disgregativi che sempre più di frequente si sono ripetuti in questi dieci anni. Mi riferisco agli attacchi terroristici che hanno colto disorientata la comunità europea e occidentale (penso all’ultima strage di Orlando, negli USA, mirata contro i “diversi”); alle spinte populiste e xenofobe volte a disgregare l’essenza nazionale ed europea che in questi anni, complice certamente una politica comunitaria troppo spesso prigioniera di logiche ragionieristiche, hanno preso potentemente piede in tutto il Continente; all’immagine sconcertante di un’Europa confusa e divisa sulle misure da prendere dinanzi all’impetuoso afflusso di persone che fuggono da fame e guerre.

Oggi dunque, più che mai, occorre ricordare gesti ed episodi che indicano come i nostri predecessori abbiano saputo far fronte a minacce non meno temibili per recuperare una vita “normale”: mi riferisco, appunto, al fatto che soldati, nati a migliaia di chilometri da qui, abbiano combattuto per liberarci dai nazisti; che alcuni di essi, come il polacco Wladyslaw Welke, abbiano poi trovato proprio in questa terra affetto, lavoro e prospettive di vita; che un combattente inglese in Italia come Harry Shindler, anch’egli trasferitosi definitivamente a San Benedetto e da noi insignito della cittadinanza onoraria, abbia sentito la necessità di riannodare i fili della memoria tra il suo Paese e l’Italia; al fatto che altri soldati europei abbiano lottato e dato la vita accanto ai nostri partigiani per liberare la penisola. E mi riferisco soprattutto al sacrificio di tanti nostri giovani nel combattere un invasore senza pietà, come testimoniano le tante lapidi disseminate nel territorio”.

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