di Martina Oddi
SAN BENEDETTO – Crisi curda: alle ore 21 di stasera scade l’ultimatum che la Turchia ha imposto ai curdi per lasciare il paese siriano. Le informazioni, imparziali e live, provengono dai medici dell’Amsi di Foad Aodi che in tutte le zone di conflitto prestano soccorso ai civili. Il presidente Co-mai ci dà il polso della situazione esplosiva in Siria, da dove Erdogan vuole cacciare gli eterni nemici minacciando il mondo che, se ostacolato, farà uscire dai confini 3.000.000 di profughi diretti a ovest.
Come si sta delineando lo scenario politico nella crisi curda? Ci risponde Aodi.
“Oggi scade l’ultimatum nello scontro tra Turchia e curdi e speriamo che non riprendano gli scontri e si metta fine alla sofferenza della popolazione coinvolta da più di otto anni nei conflitti siriani”.
Come si può bloccare la Turchia?
“Si tratta di un conflitto più politico che militare, più geopolitico che umanitario: non si guarda in faccia a nessuno e il prezzo altissimo lo pagano il popolo curdo e la popolazione siriana, con guerre a più livelli. La prima, sul terreno della politica internazionale divisa tra arabi, Usa e Russia.
La seconda, quella mediatica, per cui si sta associando la Turchia con le sue azioni unilaterali che la escludono dall’Ue con un’escusione tout court dall’Unione dei paesi islamici.
Poi la guerra sul campo che ha finora provocato più di 80 tra morti civili. La guerra diplomatica internazionale, la guerra mediatica, e 500.000 sfollati con bisogno di aiuto immediato quando invece manca totalmente un’azione umanitaria.
Tutti i conflitti recenti hanno lo stesso copione: iniziano, se ne parla per un po’ e poi non se ne parla più. Così Libia, Afganistan, Iran, Yemen, Palestina in primis. C’è un’urgenza di fermare le guerre e le decisioni unilaterali in mancanza di un forte ruolo dell’Onu e della Lega araba, attualmente divisa in tre correnti”.
La minaccia di Erdogan è reale, quando parla degli immigrati da far fuoriuscire? È credibile?
“Solo un altro ricatto come faceva Gheddafi, come fanno i generali corrotti che guidano gli scafischi, un ricatto sui migranti per ottenere qualche riscontro politico o militare, solo questo. In realtà non è vero, perché non ci sono questi numeri, la gente non vuole più come prima uscire dai paesi iracheni, libici, tunisini, non c’è più la volontà di uscire e andare fuori dal paese, non c’è la volontà di farlo come qualche anno fa e quindi la minaccia non è credibile”.
Come si ripercuote questo conflitto nei rapporti tra Islam e Occidente?
“Fa parte della guerra diplomatica internazionale: oggi che Lega Araba, Onu e Ue latitano, e prevale l’egoismo dei paesi singoli, ognuno dei forti cerca di tirarsi dietro i piccoli, Yemen, Siria, Libia, ne pagano il conto. Siamo molto delusi e non nutriamo nessuna speranza si possa risolvere a livello diplomatico, ognuno vuole rafforzare la sua voce penalizzando l’interesse generale. Cosa che accade anche in Europa, con Francia e Germania che penalizzano l’Italia in Libia. È cambiato lo scenario politico, non accade più come venti anni, fa quando l’Onu metteva tutti intorno al tavolo per risolvere i conflitti: oggi pochi comandano tutti”.
Una eventuale sconfitta della Turchia cosa comporterebbe per gli altri conflitti arabi come quello Palestinese?
“Sicuramente una Turchia debole politicamente avrebbe conseguenze negative in Medio Oriente. Noi stimiamo il popolo turco ma vanno salvaguardati diritti umani, democrazia, libertà di espressione. È un paese che deve dare risposte concrete. Non accettiamo l’esclusione della Turchia dall’Ue in quanto Paese musulmano: l’Islam convive con la democrazia, a parte le visioni di parte. Ogni paese è sovrano sul suo territorio e deve combattere la violenza, tutelare le donne, la democrazia, i diritti umani, salvaguardare il dialogo interreligioso”.
Scade l’Ultimatum, finirà la sofferenza dei civili?
“Noi diciamo no a guerre tra giganti che vanno a penalizzare i piccoli, che vedono sacrificati i diritti umani, la convivenza pacifica, e la democrazia. Guerre dentro una guerra internazionale: guerra mediatica, dei piccoli fagocitati dai grandi, diplomatica, dietro le quinte, contro l’Islam. Il mondo che già non collabora con l’Islam non può approfittare dell’azione unilaterale della Turchia per colpire l’Islam. Questo va a inficiare la giustizia, la democrazia e la pace mondiale che si fa tra tutte le religioni: cristiani, ebrei e musulmani”.