Marcello Veneziani e l’evoluzione del mito nella civiltà occidentale

di Alceo Lucidi

SAN BENEDETTO – Siamo a quota venti in questa intensa estate culturale sambenedettese nell’ambito degli “Incontri con l’autore”, dove si è cercato come al solito di spaziare tra generi libreschi – dal saggio, alla narrativa, ai racconti per l’infanzia – toccando tanto gli autori locali quanto quelli di rilevanza nazionale.

Di nuovo in Palazzina in compagnia dello scrittore, filosofo, giornalista Marcello Veneziani, per la presentazione della sua ultima fatica incentrata sull’evoluzione del mito nella civiltà occidentale. Non è il primo libro ad ogni modo di Veneziani sull’argomento (almeno altri due testi lo trattano in maniera altrettanto esaustiva e con punti di vista originali: Amor fati e Vivere non basta).

Il mito è elemento sorgivo della vita, del pensiero, della convivenza umana. E’ alla base della religione, della filosofia, ma anche della poesia, della storia, della politica, dell’arte, del gioco, finanche di quello che siamo nel nostro intimo, tra amore, ricordi, infanzia. Ci identifica; penetra nel nostro Essere e lo qualifica; ci allontana dalle varie forme di alienazione presenti nella società post-contemporanea e ipertecnologica in cui viviamo.

Laddove mancano i miti fondativi, la società cade nei finti miti, o meglio negli idola, che mancano della forza delle tradizione, dell’attrazione culturale, dell’elevazione morale, della visione epico-eroica tipica dei miti. Oggi essi debbono combattere contro la tecnica e l’iperrazionalismo, senza il necessario condensato umano, contro la finanza, ovvero il regno della speculazione, spesso senza limiti deontologici, contro lo strapotere dello “scimmione” scientifico che, se non supportato dall’etica, può partorire mostri.

Veneziani invita allora, senza strappi o rivendicazioni, senza forzature o edulcorazioni a ricorrere al mito, ad attingere al mito di una «vita superiore», paragonando l’esistenza umana ad una casa a due piani, dove al piano terra si svolgono i riti di quelli che il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer chiamò «i fini penultimi», mentre al piano nobile si svolge la «la vita grande», al netto di ogni pretesa di verità, ma liberata dalla prigione dell’egoismo, e non più minata nella libertà di scelta.

D’altronde il mito è all’origine di tutto, e viene prima di ogni cosa, della filosofia, da tempo incapace di rispondere ai problemi eccedenti dei nuovi tempi, della storia. Ci precede. Eppure, come in un cerchio, tutto riconduce al mito. Asserisce Veneziani: «Dopo il mito vennero il pensiero e la storia. Dopo il pensiero e la storia vennero la tecnica e la finanza. Dopo la tecnica e la finanza verrà il mito. Tutto in realtà coesiste in circolo. Muta però l’egemonia». Se sapremo coglierne le peculiarità e la grandezza, la sua capacità di risonanza universale, renderemo non solo noi stessi ma il nostro rapporto con gli altri pacificato ed armonico.

Annalisa Frontalini, intanto, con la sua raccolta Dentro la pausa di una musica jazz (De Felice edizioni) sarà la prossima autrice ad essere accolta nel novero della rassegna, al Circolo Nautico, giovedì 17 agosto. Una scrittrice locale, al centro della vita culturale della “Riviera”.

 foto tratta da Google

 

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