Porto San Giorgio – “I media comunicano le donne”. E lo fanno molto male.

I media comunicano le donne: immagine da ritoccare

Si è svolto sabato 29 alla Sala Castellani di Porto San Giorgio l’incontro-dibattito sul tema “I media comunicano le donne: Immagine da ritoccare”.
Con l’introduzione e la mediazione della Presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Porto San Giorgio, Elviana Graziani, si sono succeduti più relatori per porre l’accento sull’immagine della donna utilizzata dai media in modo sbagliato e negativo.
Quello delle violenze è tema molto ampio – apre l’Assessore Catia Ciabattoni – “e diventa sempre più importante la sinergia tra Istituzioni, Associazioni e Cittadini per guardare al futuro con politiche di programmazione, formazione sui diritti umani a partire dalle scuole, iniziative pubbliche di codici etici. C’è bisogno di un New Deal della cultura”.
Scorrono amare le immagini sul maxischermo, donne maltrattate, donne abusate, donne come oggetti. Vittime non di raptus ma di una storicità che da sempre le mette in una condizione di sottomissione. Una violazione di corpi, di diritti, lenta, silenziosa e continua di cui la violenza fisica è soltanto un punto di arrivo.
“La violenza contro le donne è una violenza di genere e quindi una violazione dei diritti umani” – spiega l’esperta Pina Ferraro con una forte esperienza alle spalle di centri anti-violenza – “Una discriminazione di genere conseguenza di una diseguale ripartizione del potere. Quella contro le donne è una violenza diffusa in tutte le culture ed è pressochè impossibile mediare tra le parti coinvolte”.
I dati non soprendono, ma fanno sempre e comunque riflettere: il 64% degli autori dei maltrattamenti verso le donne è il loro coniuge/partner e in questi casi da parte della donna denunciare è sempre molto difficile, perchè entrano in ballo i percorsi di vita e i progetti fatti con il loro uomo. Motivi ai quali si aggiunge un altro cancro che alimenta il silenzio, che quello che succede in casa, è sempre un fatto privato e si passa la vita a disperarsi dentro ai propri segreti.
“Le cronache degli ultimi anni ci riferiscono continuamente di violenze, ma non è che ci sia un incremento rispetto al passato, è che finalmente, si comincia a contarle”.
Cronache quindi che ci parlano di femminicidi, stupri e altri tipi di violenza, come se ci rivelassero un mondo che, in realtà, rivelato non è perchè il sommerso è ancora tantissimo: il 93% degli episodi di violenza domestica non vengono denunciati, molti dei quali proprio legati alla violenza sessuale in casa, luogo dove si consuma il 79% delle violenze contraddicendo quello stereotipo che da sempre vuole la donna meno in giro e più tra le “sicure” mure domestiche.
Lungo il percorso normativo: dalla CEDAW, prima normativa ONU di contrasto alla discriminazione ratificata in Italia nel 1985, per proseguire dieci anni dopo con la Conferenza di Pechino in cui si inizia ad avere un approccio di “genere” che diede il là in Italia all’emanazione di Norme contro la violenza sessuale del 1996, dove finalmente quest’ultima smise di essere un reato di buoncostume e si evidenziò il soggetto DONNA.
Una donna che paga una storicità di luoghi comuni e stereotipi che la mostrano come un corpo da violare, un soggetto da correggere, e le scene dei film che il critico cinematografico Marco Della Nave ha scelto per l’occasione ci mostrano come purtroppo molte pellicole, da sempre, mettano la figura della donna in una posizione di inferiorità e squallore. Non di meno le pubblicità che, commentate dalla giornalista e insegnante Federica Balestrini, che ha coraggiosamente portato la sua esperienza di violenza subita da adolescente, ci mostrano sempre e comunque un messaggio di violenza verbale e non verbale fatta di nudi e doppi sensi.

GUARDA UN ESTRATTO DELL’INTEVENTO DELL’ESPERTA PINA FERRARO

GUARDA UN ESTRATTO DELL’INTERVENTO DELL’ASSESSORE CATIA CIABATTONI

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