Una presentazione particolare: Barbara Garlaschelli agli Incontri con l’autore

di Alceo Lucidi

SAN BENEDETTO – Quindicesimo appuntamento con “Incontri d’autore”, sempre alla Palazzina Azzurra, questa volta in compagnia della scrittrice Barbara Garlaschelli, milanese trapiantata a Piacenza, autrice di successo con all’attivo abbondanti pubblicazioni.

Tra tutte le diverse presentazioni della presente edizione, tutte a loro modo appassionanti, questa ci è parsa la più singolare. Vale la natura di scrittrice della milanese, certo, ma anche il piglio, la signorilità del tratto, così meneghina, soprattutto, la straordinaria vitalità ed umanità di una donna che, dietro un carico di sofferenze, cela forza d’animo, autoironia, esuberanza. Un’esuberanza che ha contagiato il pubblico presente, compreso il presentatore della serata, Alessandro Morbidelli, “intelligente ed affettuoso”, come ha poi chiosato la Garlaschelli.

Anche nel tema si è osato con leggerezza. Sembra un paradosso ma parlare oggi di disabilità, nel terzo millennio, è ancora un tabù, un divieto, una vergogna da non mostrare come delle ferite aperte, sanguinanti. La Garlaschelli, invece, ci invita a farlo, partendo dalla sua storia di ragazza che, non ancora ventenne, a seguito di un grave incidente stradale, deve ripartire da capo, quasi ricominciare a vivere con il suo handicap. Ne parla con un tono semiserio ma senza sdrammatizzare o, peggio ancora, banalizzare e mettendo bene i problemi al centro del dibattitto con cognizione di causa, perché sa bene di cosa va parlando.

Un atto di coraggio lo chiamereste? Forse. Più semplicemente, la constatazione che un disabile è una persona la quale, aspirando allo stesso grado di libertà di ogni altro soggetto in società, deve prendere coscienza dei propri problemi e, assieme agli altri, fronteggiarli. Alla società il compito di facilitare il percorso, di non costruire attorno al disabile un pietismo di maniera o una controcultura normalizzante che, dall’economia, alla cultura, al costume, passi anche per l’accettazione dell’handicap.

Viene alla mente allora il libro del grande scrittore Giuseppe Pontiggia, Nati due volte, il quale, per essere stato a contatto con la disabilità attraverso la malattia del figlio, metteva in guardia contro la tendenza a proiettare nella persona con difficoltà, le angosce, le preclusioni, le chiusure dei vari attori attorno a lui presenti: famiglia, società, associazioni, istituzioni. Insomma – precisa giustamente Pontiggia – era (ed è tuttora necessario) aiutare “il disabile di nuovo a nascere”, senza enfatizzare ed aggravare i problemi, ma anche senza minimizzarli, come fatto da Barbara Garlaschelli, che è riuscita a spiegarcelo bene in un memoire in presa diretta, autobiografico, da leggere come un romanzo.

Chiuso il ciclo degli appuntamenti di luglio si riprende con quelli agostani che prevedono nelle prime due serate Paola Calvetti in Piazza Sacconi presso il paese alto di San Benedetto e, il giorno successivo, l’avvocato Gianni Massimo Balloni, al Circolo Nautico, introdotto dal sindaco Paqualino Piunti.

foto tratta da grossetonotizie.com

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