Pubblico delle grandi occasioni alla Palazzina Azzurra per Pierluigi Paragone ed il suo libro Gangbank

di Alceo Lucidi

SAN BENEDETTO – Undicesimo appuntamento degli Incontri con l’autore con il noto giornalista televisivo Gianluigi Paragone, ex direttore Rai e, ora, anche in procinto di lasciare l’emittente La 7 dopo avere condotto, negli scorsi quattro anni, “La Gabbia”, un format di successo sull’attualità politica. Trascorso un lungo periodo nel quotidiano milanese “Libero”, in cui ha ricoperto anche i ruoli di vicedirettore e direttore nel 2009, in sostituzione di Vittorio Feltri, firma ora un libro che è come un bubbone, un potente j’accuse con l’impianto di un articolata indagine giornalistica, di cui, francamente, si avvertiva il bisogno.

In una Palazzina Azzurra delle grandi occasioni, stipata in ogni posto, lo scrittore ha svolto il proprio ragionamento con la forza delle proprie argomentazioni. Gangbank (Piemme edizioni) è dunque il titolo del suo primo lavoro editoriale, da cui è stato tratto uno spettacolo teatrale e dove, facendo chiarezza nel complesso e, per certi oscuro mondo, della finanza, si punta il dito contro un sistema di predazione, organizzato da banche, fondi di investimento, assicurazioni, multinazionali ed agenzie di rating, attuato nei confronti dello Stato e dei risparmiatori-contribuenti.

Una colossale macchinazione che ci riguarda tutti e che nel tempo ha portato, non solo alle pesanti crisi economiche dell’ultimo decennio, ma ad una cambiamento drastico del mercato del lavoro e del welfare sociale (insomma dei cardini della nostra convivenza civile regolata dalla Costituzione).

Ci stanno rubando il futuro, grida Paragone, limitando i nostri diritti di cittadinanza, stravolgendo i modelli di sviluppo economico, erodendo i nostri risparmi, imponendo un montante indebitamento pro-capite, sviando la natura dei rapporti lavorativi con un’inusitata congerie di forme occupazionali precarie ed insussistenti.

Il sistema è subdolo; agisce sopra le teste della gente; non si espone mai al pubblico dibattito per non far parlare di sé; alimenta un neoliberismo sfrenato che di libero non ha nulla, anzi, crea squilibri ed indebolisce la presenza dello Stato come elemento di regolazione dell’economia.

Cosa ha permesso tutto questo? Paragone non ha dubbi. La politica che non solo non riesce più a venire a capo dei poteri finanziari ma ne è, al tempo stesso, vittima e complice. Gli amministratori pubblici, succubi e proni di fronti a quelli che l’economista Federico Caffè, ha chiamato “gli incappucciati della finanzia”, una cerchia di speculatori invisibile e diversificata, sembrano muoversi, anzi, agevolmente tra le porte scorrevoli delle stanze delle grandi banche d’affari, come Goldman Sachs, Morgan Stanley, J.P. Morgan (non si spiegherebbe altrimenti come mai ministri del calibro di Siniscalco, Monti, Letta siano entrati a farne parte come consulenti), per abdicare al loro ruolo di garanti e rappresentanti delle istanze democratiche avanzate dal corpo elettorale.

Paragone, con passione civile e competenza, disegna un quadro desolante con i fallimenti delle banche, i top manager, con emolumenti d’oro, artefici primi di gestioni fallimentari, che hanno ridotto sul lastrico centinaia di famiglie. E’ il paese in cui i giovani fuggono all’estero o, nei casi più gravi e dolorosi, si suicidano per mancanza di prospettive, come nel caso di Michele, ragazzo friulano di trent’anni, di cui il giornalista riporta le ultime parole.

Parole che interrogano tutti. “Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di inutili colloqui come grafico, (…) stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte, e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità”.

foto tratta da ilfattoquotidiano.it

 

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