di ALCEO LUCIDI
SAN BENEDETTO – Grande festa al Teatro Concordia per i trent’anni di attività dell’associazione teatrale “Re Nudo”, una delle realtà culturali più longeve di San Benedetto. Guidata dall’attore Piergiorgio Cinì, il percorso della compagnia si lega profondamente a quel fenomeno di rinnovamento del teatro italiano, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, meglio noto come movimento dei “Teatri Invisibili”.
Non solo il “Re Nudo” ne è stato uno dei più vitali ed emblematici interpreti, nelle sue più diverse ed erratiche manifestazioni, ma – come giustamente affermato dal prof. Pierfrancesco Giannangeli, docente di Storia del Teatro all’Accademia delle Belle Arti di Bologna – ha funto da provvidenziale catalizzatore, a partire dal 1993, per l’organizzazione delle rassegne nazionali di organismi indipendenti, sorta di laboratori in cui è maturata una riflessione sullo statuto stesso del teatro, che, di anno in anno, hanno avuto proprio a San Benedetto il loro punto di osservazione privilegiato.
A partire dall’atto fondativo del movimento, in occasione della conferenza di Rovigo, quello dei “Teatri Invisibili”, in effetti, è stato il punto di riferimento fondamentale per quanti credevano in una drammaturgia alternativa, neo-avanguardista, sperimentale, popolare e di strada, lontana dalle logiche della distribuzione standardizzata. Una fondamentale rivoluzione, capace di impattare sulla storia del teatro, e portata nei luoghi più impensati ed anticonvenzionali (bar, piazze, autobus, centri commerciali), aperta, per di più, alla libera discussione con il pubblico (spesso ignaro) su temi di interesse sociale senza più barriere, che ha avuto grazie al gruppo sambenedettese, sin dalla nascita nel 1987, uno dei suoi maggiori fulcri.
Ora quegli stessi attori della prima hanno rievocato, nel corso della prima parte della serata celebrativa, alcuni sferzanti sketches di quel benefico esordio, mentre la coreografa Paola Chiama, anch’essa storica collaboratrice della compagnia, ha fatto vibrare sulla scena le parole del dramma senza confini e senza nomi – di cui tutto l’Occidente porta enormi responsabilità – delle migrazioni nel Mediterraneo.
A seguire, nella seconda parte del programma, le performance del cantattore Pierluigi Tortora da Caserta, del fisarmonicista Sergio Capoferri e dell’istrionica e debordante poetessa Enrica Loggi che, con i suoi due componimenti in dialetto sanbenedettese sul brodetto e sulle liberazione di San Benedetto dopo la guerra da parte degli americani, ha letteralmente mandato tutti in visibilio.
Non per cedere alla retorica, ma pensiamo che a livello locale sussistano tante energie positive, a livello teatrale e culturale più in generale – il “Re Nudo ce lo conferma una volta di più –, che è compito della politica veicolare, mettendole positivamente a confronto, per (ri)destare una renaissance delle arti che a San Benedetto e dintorni assumerebbe interessanti prospettive. Ancora una volta la cultura come strumento di emancipazione e maturazione civile. Sta a tutti i noi – e a chi ci amministra in particolare – cogliere questa grande occasione.